“Il verificazionismo è un orientamento epistemologico e filosofico che considera necessario e sufficiente un criterio di verificazione per l’accettazione o validazione di un’ipotesi, una teoria o un singolo enunciato o proposizione. In sostanza il verificazionismo afferma che un enunciato, inserito in una teoria scientifica, che non possa essere verificato, non è necessariamente falso, ma fondamentalmente privo di senso in quanto non dimostrabile alla prova empirica dei fatti, potendo infatti esistere molteplici enunciati tutti intrinsecamente logici per la spiegazione/interpretazione di un certo fenomeno, di cui però in linea di massima soltanto uno per definizione risulterà vero. In particolare il verificazionismo è uno dei capisaldi del neopositivismo logico del Circolo di Vienna, il quale aveva appunto tra i suoi principi basilari il principio di verificazione.”
PRECURSORI
Pochi sono i filosofi che possono essere detti verificazionisti in senso stretto, ma molti sono i contributi che sono stati apportati da scienziati e filosofi di varie epoche.
Le technai dei Pluralisti
I primi filosofi che si pongono il problema della scoperta delle leggi della natura attraverso l’esperienza sono i cosiddetti pluralisti. L’idea di fondo è che attraverso la tecnica si possano prevedere gli effetti che le leggi della natura hanno sui fenomeni e che quindi si potesse induttivamente risalire alla causa, ovvero alla legge stessa (questa non immediatamente osservabile). Particolare importanza viene data dunque alla conoscenza osservabile e al bisogno di confermare le credenze scientifiche attraverso il saperle replicare.
Aristotele
Anche se è un pregiudizio della storia della filosofia considerare Aristotele un filosofo pre-empirista,[2] il suo aver riconosciuto la presenza della sostanza delle cose (ovvero il come esse siano e le cause del loro essere) nelle cose stesse e non nell’iperuranio platonico, ha contribuito alla legittimità delle scienze empiriche, o comunque a far sì che queste basassero la loro plausibilità sulle osservazioni dirette. Tradizionalmente oggi si definisce aristotelico un filosofo che fa precedere la conoscenza empirica rispetto a quella idealista di stampo platonico.
Il realismo moderato di Tommaso d’Aquino
Tommaso, coerente con il suo aristotelismo, riteneva che la conoscenza della realtà non potesse essere acquisita a prescindere dalla sensibilità, dato che gli universali, le idee divine nel suo caso, pur essendo di per sé ante-rem (anteriori all’oggetto da conoscere), sono conoscibili dall’uomo soltanto post-rem, cioè come rielaborazione dell’esperienza materiale. È questa posizione di Tommaso che lo colloca all’interno della tradizione del realismo moderato.
Il rasoio di Guglielmo d’Occam
Il mondo esterno, secondo Guglielmo di Occam, è percepito solo empiricamente, conosciuto quindi tramite l’intuizione immediata, mentre gli universali, ovvero i concetti, vengono conosciuti attraverso la rappresentazione che di essi fa la mente, e per questo non hanno nessuna esistenza reale ma solo logica. I concetti che da questa astrazione nascono saranno i predicati dei giudizi che avranno senso solo se immediatamente esperibili. La ragione umana dice Occam tende a moltiplicare questi concetti e a crearne altri che non hanno nessuna connessione con la realtà e come tali devono essere eliminati. Questo metodo dell’eliminazione dei concetti non verificabili empiricamente si chiama “Rasoio di Occam” ed è uno dei primi tentativi fondati di eliminazione della metafisica e per questo sarà uno dei cardini della filosofia empirica del XVII secolo inglese.
Metodo scientifico di Galilei
Con Galileo Galilei è stato introdotto il metodo sperimentale, metodo che basa la verità di una proposizione scientifica solo su osservazioni ed esperimenti. Le osservazioni, secondo il metodo, fanno supporre ipotesi, ovvero le proposizioni-leggi, le quali però hanno senso solo se dimostrabili e sono vere solo se verificate attraverso gli esperimenti. Questi ultimi quindi devono essere misurati come effetti la cui legge è una causa. Il rapporto di causa-effetto, non può essere osservato direttamente, ma solo postulato matematicamente. Per Galileo, dunque, come per i verificazionisti moderni, la matematica è la grammatica delle proposizioni scientifiche le quali devono però essere verificabili con l’esperienza.
Il metodo scientifico si compone di quattro fasi:
fase induttiva:
fase deduttiva:
Nessuna teoria ha senso se non può essere tradotta in ipotesi concernenti leggi della natura i cui effetti siano osservabili e nessuna teoria può dirsi verificata se non dimostra matematicamente gli effetti che a loro volta saranno previsti ed ancora osservati. Il pensiero scientifico viene quindi sottoposto ad una costante critica ed anche se Galilei crede nell’oggettività assoluta delle leggi scientifiche, afferma anche che i fisici, in questo veri filosofi[3], sanno che la conoscenza definitiva e compiuta all’uomo non si può dare perché non basterebbe la sua vita per dar conto di tutte le esperienze possibili. (1)
La sequenza storico-logica sta tutta qui:
https://it.wikipedia.org/wiki/Verificazionismo
Circolo di Vienna
https://www.skuola.net/filosofia-moderna/principio-verificazione.html
(1) ripreso da: https://it.wikipedia.org/wiki/Verificazionismo