La parola ‘Inbegriff‘ ha parecchi significati che si sono mantenuti anche nell’epoca attuale: epitome, quintessenza, simbolo, esempio, incarnazione, definizione.
Anche in questo caso il significato vero del paragrafo viene distorto da una traduzione non adeguata e non inerente al significato della parola tedesca originale.
Ora qui faremo l’analisi semeiologica dei significati della parola ‘Imbegriff’ che ne metterà in luce tutti gli aspetti per cui Hahnemann l’ha usata.
Inbegriff |
|||
![]() 30 – William Cullen, Kurzer Inbegriff der medizinischen Nosologie: oder systematische Eintheilung der Krankheiten von Cullen, LinnE, Sauvages, Vogel und Sagar, after the 3rd ed., 2 vols., Leipzig, (Preso da: https://www.researchgate.net/publication/17682027_Eighteenth-Century_Nosology_and_its_Survivors) |
|||
Epitome |
|||
Un’epìtome (dal greco ἐπιτομή, composto dalla preposizione ἐπί epì, “sopra”, e dal sostantivo τομή tomè, “taglio”) è uno scritto in cui la materia di un’opera di vaste proporzioni è condensata nei suoi contenuti essenziali, in modo da formare un compendio agile e di larga divulgazione.
(Preso da: https://it.wikipedia.org/wiki/Epitome) |
|||
Quintessenza |
|||
quintessènza (meno com. quint’essènza, o quinta essènza) s. f. [dal lat. mediev. quinta essentia, calco del gr. πέμπτη οὐσία o πέμπτον στοιχεῖον, rispettivam. «quinta essenza», «quinto elemento»]. – 1. a. Nella fisica greca (preferibilmente nella grafia quinta essenza), quinto elemento aggiunto ai quattro di Empedocle (terra, acqua, aria, fuoco), considerato principio incorruttibile di vita e di moto, ora intermedio tra anima e corpo, ora assimilato al «fuoco» stoico o all’«anima del mondo» neoplatonica. Nella fisica di Aristotele i corpi celesti (sopra la sfera della luna) sono costituiti da una q. essenza (o q. elemento), di natura eterna, incorruttibile, dotata di moto circolare. Il termine quintessenza ha poi avuto una sua diversa utilizzazione nella tradizione alchemica per indicare l’elemento ultimo e costitutivo dei corpi, oggetto proprio della ricerca alchemica in quanto, una volta individuato e notato, renderebbe possibile tramutare un elemento nell’altro per ottenere altresì materiali preziosi come l’oro. b. estens. Caratteristica essenziale, natura intima e ultima: cercare, scoprire la q. di un valore, o conoscere la q. di una realtà. Più com. la frase fig. essere la q. di …, possedere al più alto grado o livello una determinata dote, positiva o, più spesso, negativa: è un galantuomo, la q. dell’onestà; sono dei farabutti, la q. della malvagità; è la q. dell’astuzia, quella donna; un vecchio che è la q. dell’egoismo e dell’avarizia. c. Con sign. più generico, e fig., non com., l’essenza, l’espressione diretta, compiuta e in certo modo condensata di qualche cosa: il libro è e deve essere la q. del suo scrittore (Alfieri). 2. a. Denominazione usata in passato per indicare gli olî volatili, e in partic. gli olî essenziali ottenuti dai fiori per doppio processo di estrazione con solventi diversi (chiamati anche essenze assolute). b. Talora, sinon. di alcolato.
(Preso da: https://www.treccani.it/vocabolario/quintessenza/) Nota: Se si tiene conto di questo significato la raccolta del caso secondo Hahnemann non deve cogliere la ‘totalità’ dei sintomi, interpretato praticamente da tutti come completezza, ma deve cogliere quel qualcosa che rende distinguibile quel caso da tutti gli altri casi possibili in modo da renderlo unico da coglierne cioè la quintessenza, ovvero quella sintesi che lo rende distinguibile da tutti gli altri. |
|||
Simbolo |
|||
sìmbolo s. m. [dal lat. symbŏlus e symbŏlum, gr. σύμβολον «accostamento», «segno di riconoscimento», «simbolo», der. di συμβάλλω «mettere insieme, far coincidere» (comp. di σύν «insieme» e βάλλω «gettare»)]. – 1. Nell’uso degli antichi Greci, mezzo di riconoscimento, di controllo e sim., costituito da ognuna delle due parti ottenute spezzando irregolarmente in due un oggetto (per es., un pezzo di legno), che i discendenti di famiglie diverse conservavano come segno di reciproca amicizia. 2. fig. a. Qualsiasi elemento (segno, gesto, oggetto, animale, persona) atto a suscitare nella mente un’idea diversa da quella offerta dal suo immediato aspetto sensibile, ma capace di evocarla attraverso qualcuno degli aspetti che caratterizzano l’elemento stesso, il quale viene pertanto assunto a evocare in partic. entità astratte, di difficile espressione: il focolare è s. della famiglia; la palma è s. del martirio; la volpe è s. dell’astuzia, il leone della forza, il cane della fedeltà, la colomba della pace; in Dante, Ulisse diventa il s. dell’ansia di conoscenza; eroe, personaggio che assurge a s., che assume valore di s., elevato a s. (di una nazione, di un’idea, di un carattere, di una tendenza, ecc.). … (Preso da: https://www.treccani.it/vocabolario/simbolo/) Nota: Nella Materia Medica Omeopatica ogni rimedio ha un ‘simbolo’, un ‘profilo’ ‘un’idea’ che lo rende distinguibile da tutti gli altri. Nella raccolta del caso clinico la totalità dei sintomi indica tutti quei sintomi necessari ad identificare un rimedio e distinguerlo da tutti gli altri possibili. |
|||
Esempio |
|||
eṡèmpio (ant. eṡèmplo, exèmpio, essèmpio, essèmplo, essèmpro, assèmplo, assèmpro, e anche aṡèmplo, aṡèmpro) s. m. [dal lat. exemplum, der. di eximĕre «prendere fuori», part. pass. exemptus]. – 2. a. Fatto particolare che serve a illustrare un’affermazione generica, a dare evidenza a un principio teorico: dare, addurre, allegare, citare un e.; la storia ci porge utili e. per comprovare questa verità; spiegarsi con un e.; fare un e., proporre una situazione concreta per mostrare l’applicazione pratica di una regola o di un principio enunciato teoricamente; l’animo di quel ch’ode, non posa Né ferma fede per essempro ch’aia La sua radice incognita e ascosa (Dante).
(Preso da: https://www.treccani.it/vocabolario/esempio/) Nota: Qui il significato è evidente. Ispirante è il verso di Dante “… ch’aia La sua radice incognita e ascosa …”. E’ attraverso la raccolta dei sintomi ceh si può cogliere la radice non conosciuta e nascosta del rimedio che cerchiamo. In omeopatia questo viene chiamato ‘genio del rimedio’ e come bisognava strofinare la lampada di Aladino per far sortire il genio, qui è necessaria la succussione per dare al rimedio quella quintessenza dinamica che è collocata tra il materiale e lo ‘spirituale’. In questo caso il linguaggio della fisica rende meglio quello che il linguaggio culturale tende a disperdere e a confondere, facendo emergere tutte le problematiche che emergono nel confine fra coscienza, fisiologia e personalità. |
|||
Incarnazione |
|||
incarnazióne s. f. [dal lat. tardo, eccles., incarnatio –onis; v. incarnare]. – 2. fig. Rappresentazione viva ed evidente di un concetto nell’arte: i. dell’idea in un’immagine plastica. Più com., personificazione: molti vedevano in lui l’i. del loro ideale. 3. ant. a. Carnagione. b. Color carne, nella pittura.
(Preso da: https://www.treccani.it/vocabolario/incarnazione/) Nota: Qui è il punto 2 della Treccani che coglie ben il senso di questa parola ma con un processo al contrario: dall’immagine creata dalla raccolta accorta di tutti i sintomi tali e sufficienti a cogliere l’essenza del rimedio.
|
|||
Definizione |
|||
In linguistica, l’etimologia (dal greco ἔτυμος, étymos, «intimo significato della parola», e λόγος, lógos, «studio»)[1] è lo studio dell’origine e della storia delle parole, la loro evoluzione fonetica, morfologica e semantica.
(Preso da: https://it.wikipedia.org/wiki/Etimologia/ ) Nota: Qui possiamo cogliere per translato il significato intimo di un sintomo che lo caratterizza al massimo.
|